Con la sentenza n. 28564 del 15.12.2020 la Corte di Cassazione ha statuito come la qualificazione di un’operazione di fusione nell’ambito della figura dell’abuso del diritto debba essere supportata da elementi probatori effettivi e non dalla mera attività valutativa dell’Agenzia delle Entrate.
Più nello specifico, l’Ufficio aveva ritenuto simulata una precedente operazione di fusione di una società in stato di concordato preventivo e, conseguentemente, aveva classificato come indeducibili alcune spese nonché come reddito occulto alcune plusvalenze non dichiarate.
La Suprema Corte, chiamata a pronunciarsi sulla questione, ha respinto il ricorso dell’Ufficio sostenendo che quest’ultimo non avesse fornito indizi probatori tangibili a supporto della mancanza di economicità dell’operazione di fusione al fine di ritenerla un negozio elusivo. Discorso similare per la contestazione relativa all’indeducibilità dei costi che, secondo la Corte, si è basata sul solo sindacato erariale delle scelte imprenditoriali.